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Una vera rivoluzione, quella che caratterizza gli anni recenti della ricerca in oncoematologia. Oggi per alcuni tumori del sangue si può parlare di eradicazione della malattia, una prospettiva impensabile fino a poco tempo fa. Questo grazie a terapie innovative con un’efficacia profonda, che riescono a debellare la malattia minima residua, e allo stesso tempo maneggevoli, perché somministrabili a domicilio.
Con l’evolversi delle terapie cambiano anche le metafore usate dai media per descriverle: la nuova frontiera oggi è rappresentata dal ‘ponte’ che contraddistingue l’innovativo meccanismo d’azione degli anticorpi BiTE (Bi-specific T-cell Engagers) detti anche a doppio bersaglio, perché si legano contemporaneamente a due target, connettendo le cellule T, gli agenti più potenti del sistema immunitario, alle cellule tumorali. Grazie a questo ponte, le cellule T possono agire a distanza ravvicinata sulle cellule tumorali, riconoscendole, legandosi ad antigeni specifici e rilasciando molecole che ne provocano la morte.
Di queste grandi innovazioni nel campo dell’oncoematologia, delle prospettive future e dell’importante ruolo sociale dei media nel comunicare le novità della ricerca si è discusso nei giorni scorsi nel Corso di Formazione “Un ponte verso il futuro dell’oncoematologia: le nuove frontiere dell’innovazione terapeutica nel racconto dei media. Il caso della Leucemia Linfoblastica Acuta”, promosso dal Master di comunicazione scientifica della Sapienza SGP – La Scienza nella Pratica Giornalistica, con il supporto di Amgen.
Oggi, con l’emergenza sanitaria Covid in corso, assume ancora più valore la possibilità di fare la terapia infusionale al proprio domicilio, consentendo ai pazienti in trattamento, categoria fragile ed esposta ai rischi del contagio, di evitare continui spostamenti. Blinatumomab, capostipite della classe degli anticorpi BiTE, può essere somministrato a casa dal paziente con Leucemia Linfoblastica Acuta.
«Questo farmaco è stato disegnato per poter essere somministrato a domicilio – ha dichiarato Massimiliano Bonifacio, UOC Ematologia e Centro Trapianti Midollo Osseo, Ospedale Borgo Roma, Verona – richiede l’ospedalizzazione solo durante i primi 3-4 giorni della terapia, per monitorare eventuali eventi avversi, ma poi per tutta la durata del ciclo di 28 giorni il paziente può addirittura assumere il farmaco a casa tramite una pompa infusionale portatile. Avere a disposizione un farmaco così maneggevole rappresenta certamente un vantaggio rispetto ad altre terapie che richiedono un accesso frequente in ospedale, soprattutto in questo periodo di emergenza sanitaria in cui i pazienti devono essere tutelati al massimo».
Ogni 3-4 giorni è necessaria la sostituzione della sacca presso il Centro ematologico, che in alcune realtà può essere fatta a domicilio grazie a un servizio di assistenza domiciliare. L’obiettivo, alimentato anche dalle necessità della pandemia, è quello di poter arrivare ad attivare la sostituzione della sacca a domicilio per tutti i pazienti sul territorio.