Views: 136
di Salvo Rotondo
Ovvero: Non abdicare le responsabilità genitoriali all’uso del telefonino
Una adeguata stimolazione dell’ambiente produce nell’organismo in via di sviluppo tutta una serie di connessioni e sinapsi non solo funzionali ma anche e soprattutto anatomiche.
L’uso dei telefoni cosiddetti intelligenti (smartphone) danneggia gravemente la salute mentale dei giovani in fase di sviluppo.
L’incremento di ricoveri tra i giovani per problemi di salute mentale sembra infatti essere strettamente collegato con l’influenza che gli smartphone esercitano negativamente attraverso l’uso compulsivo dei social determinando un’impennata delle malattie psicogene, tra gli adolescenti, dalla sindrome di Tourette alla disforia di genere.
In Inghilterra, nel 2010, oltre 10.000 ragazze sotto i 18 anni sono state trattate per autolesionismo. Nel 2016 sono diventate quasi 15 mila. Mentre negli USA il ricovero in urgenza per tentato suicidio o manie suicide per ragazzi tra 10 e 18 anni si è duplicato dal 2007 al 2015.
Ma come è stato collegato l’uso degli smartphone e questo progressivo incremento di disagio mentale negli adolescenti? Nel 2007 sono stati introdotti i primi modelli di telefonino, nel 2009 è iniziata l’era dei “Like” nel giugno 2010 veniva lanciato sul mercato l’Iphone 4, il primo con fotocamera reversibile fondamentale per poter fare dei “Selfie”. Il successo tra gli adolescenti di tale strumento fu tale che se nel 2016, il 73 per cento degli adolescenti americani possedeva uno smartphone (il 28 per cento erano bambini tra gli 8 e i 12 anni), oggi la loro diffusione è tra il 95% degli adolescenti.
Negli USA quasi il 50% dei bambini a 11 anni utilizza regolarmente uno smartphone. Nel regno unito sono circa il 97% a utilizzarlo.
Dal 2010 al 2019 i tassi di depressione e ansia tra gli adolescenti statunitensi si sono incrementati di oltre il 50%.
Un’infanzia fondata sull’on line determina deprivazione sociale, alterazione dei ritmi sonno/veglia, problemi di attentività e dipendenza. Da ciò deriva un rapporto genitoriale malato per una iperprotezione reattiva cui consegue una limitazione della autonomia degli adolescenti nel così detto mondo reale, come ad esempio il gioco all’aperto considerato, senza supervisione degli adulti, più pericoloso dell’accesso sfrenato ai social media.
In buona sostanza, con l’avvento dell’uso del computer nell’età adolescenziale e più recentemente con l’uso o l’abuso dello smartphone e conseguenzialmente dei social, si è osservato il declino dell’infanzia basata sul gioco a favore dell’infanzia basata sul telefono con la conseguenza, da parte dei genitori, di una eccessiva protezione dei bambini nel mondo reale e un disinteresse verso i comportamenti e l’utilizzo del mondo virtuale.
Tutto ciò viene incrementato dalla filosofia aziendale dei Social: cercare di obbligare gli utenti a rimanere in connessione sempre più, sottraendo significativamente tempo alla “vita offline” e quindi alle relazioni umane.
Ancora oggi, nel 2024, è possibile parlare di “on line” e “off line”. Ma la cosa si aggraverà ulteriormente quando i giovani in via di sviluppo si troveranno ad indossare “Google glass”, un occhiale smart che è in grado di visualizzare sui loro vetri informazioni tratte da Internet senza l’uso delle mani, lasciando l’utilizzatore in costante stato “on line” secondo il concetto di “ubiquitous computing” cioè interfacciati nel corso della maggior parte della giornata.
Fonte “The Anxious Generation” di Jonathan Haidt