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Prevenzione tumore del colon, abisso tra Nord e Sud Italia

Prevenzione tumore del colon, abisso tra Nord e Sud Italia

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Presentati al Senato i dati allarmanti del Ministero sulle differenze di adesione agli screening: 95% al Centro-Nord, 45% al Meridione. L’associazione EuropaColon Italia lancia “Call to action” per combattere il secondo “big killer” oncologico, che ogni anno colpisce 50mila persone
Nel 2018 il tumore del colon-retto ha colpito 1,8 milioni di persone nel mondo, in Italia è il secondo big killer oncologico con 51.300 diagnosi lo scorso anno e un’abissale differenza tra Nord e Sud: dati allarmanti su cui ha voluto riflettere la neonata associazione di medici e pazienti EuropaColon Italia, affiliata di DICE (Digestive Cancer Europe) che in occasione del Forum Istituzionale al Senato, ha presentato il progetto “ColOn Action! La prevenzione del tumore al colon-retto non può aspettare!”, una Call to Action alle istituzioni sanitarie finalizzata all’adesione agli screening gratuiti offerti dal nostro SSN. Un’iniziativa condivisa da Osservatorio Nazionale Screening, Gruppo Italiano Screening Colorettale (GISCoR) con il contributo non condizionante di Johnson& Johnson Medical.  “E’ necessaria una maggiore risposta sulla prevenzione – spiega Roberto Persiani, presidente EuropaColon Italia – un’implementazione di PDTA e Tumor Board dedicati alla presa in carico dei paziente e il riconoscimento di centri specializzati”. Secondo i dati illustrati da Claudio D’Amario del Ministero della Salute: al Centro-Nord l’invito è inviato al 95% del target (50-74 anni) con una risposta del 50%; al Sud appena il 45% con un’adesione sotto il 30%.
Il tumore del colon-retto può essere facilmente prevenuto ed efficacemente curato se individuato in stadio precoce e lo screening è in grado di cambiare sensibilmente la prognosi di questa patologia. La maggioranza dei tumori del colon-retto originano infatti da lesioni precancerose, i cosiddetti polipi: individuare queste lesioni prima che possano evolvere in forme maligne o asportarle quando sono già trasformate ma ancora in fase iniziale è l’obiettivo primario dello screening. La persona che riceve la diagnosi di un tumore allo stato iniziale ha, infatti, il 90% di possibilità di sopravvivere alla malattia.

“Il raggiungimento della completa copertura della popolazione con programmi organizzati di screening e il consolidamento dei programmi già attivi – afferma Carlo Senore, Presidente Gruppo Italiano Screening Colorettale (GISCoR) – rappresenta un obiettivo prioritario per garantire a tutti i cittadini l’accesso a un intervento che permette di ridurre sensibilmente il carico di malattia”. Se si aumentasse la diagnosi precoce in Europa, si otterrebbe un risparmio di circa 3 miliardi di euro.