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di Lucia Denaro*
Il radon è un gas radioattivo, prodotto dal decadimento nucleare del radio all’interno della catena di decadimento dell’uranio. Il suo isotopo più stabile è il radon-222 che decade nel giro di pochi giorni emettendo radiazioni ionizzanti di tipo alfa e formando i suoi cosiddetti prodotti di decadimento o “figli”, tra cui il polonio-218 e il piombo-214, anch’essi poi emettono le medesime radiazioni (Fig. 1).
Questo gas tende ad accumularsi negli ambienti indoor, dove può raggiungere concentrazioni tali da rappresentare un rischio significativo per la salute della popolazione esposta. Gli edifici maggiormente a rischio sono quelli costruiti su suoli di origine vulcanica o fortemente permeabili e che impiegano materiali da costruzione quali tufo, pozzolane, graniti. L’Italia rappresenta pertanto un paese a rischio, in special modo la Sicilia, vista la sua geologia.
Il livello di radon raggiunto all’interno degli edifici dipende da numerosi fattori aggiunti, tra i quali la tipologia di edificio ed il numero di ricambi d’aria presenti in esso, che a sua volta dipendono dal tipo di ventilazione, se naturale o artificiale.
Per la maggior parte delle persone, la principale esposizione avviene in casa, nei luoghi di lavoro e nelle scuole.
La concentrazione dipende da quanto uranio è presente nel terreno sottostante l’edificio, il gas migra dal suolo e penetra all’interno degli ambienti attraverso le fessure, le connessioni tra le pareti ed il pavimento ed i passaggi dei vari impianti, di conseguenza concentrazioni maggiori sono generalmente riscontrate nelle cantine ed ai piani bassi.
Il radon presente nell’aria viene inalato ed in gran parte espirato ma i prodotti di decadimento, invece, permangono nel particolato atmosferico presente negli ambienti chiusi, che viceversa viene poi trattenuto a livello bronchiale.
Il gas ed i suoi “figli” possono generare un danno al DNA dei tessuti polmonari a causa dell’energia rilasciata dalle particelle alfa emesse durante il decadimento. Mentre una buona parte dei danni viene riparata grazie ad appositi meccanismi cellulari, nei segmenti di DNA in cui permane il danno, nel tempo, si può assistere a trasformazioni di natura neoplastica. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’OMS nel 1988 ha classificato il radon e i suoi prodotti di decadimento fra le sostanze per le quali vi è la massima evidenza di cancerogenicità per l’uomo (gruppo 1).
È considerato la seconda causa di cancro al polmone dopo il fumo di tabacco e ad esso sono attribuiti dal 5 al 20% di tutti i casi (da 1.500 a 5.500 stimati per la sola Italia all’anno).
Riguardo alle radiazioni ionizzanti, quindi anche al gas radioattivo Radon, il D.lgs. 81/2008 rimanda a normative specifiche che, fino a poco tempo fa, erano rappresentate dal D.lgs. 230/95 modificato successivamente dal D.lgs. 241/2000. Tuttavia il D.lgs. 241/2000 è stato abrogato e sostituito più recentemente dal D.lgs. 31 luglio 2020 n. 101 che recepisce nel nostro ordinamento la direttiva europea 2013/59/Euratom.
Con il Decreto Legislativo del 31 Luglio 2020, n. 101, entrato in vigore il 27/08/2020
“Attuazione della direttiva 2013/59/Euratom, che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti, e che abroga le direttive 89/618/Euratom, 90/641/Euratom, 96/29/Euratom, 97/43/Euratom e 2003/122/Euratom e riordino della normativa di settore in attuazione dell’articolo 20, comma 1, lettera a), della legge 4 ottobre 2019, n. 117”. (20G00121) (GU Serie Generale n.201 del 12-08-2020 – Suppl. Ordinario n. 29)
si abroga e si sostituisce la precedente normativa in materia di protezione dalle radiazioni ionizzanti. Tra le molte novità introdotte vi sono le nuove norme in materia di esposizione al gas radon e alle altre sorgenti naturali di radiazioni ionizzanti, contenute nel Titolo IV del Decreto.
L’art. 10 del Decreto prevede che entro il 27 agosto 2021 sia adottato il Piano nazionale d’azione per il radon, sulla base del quale le regioni dovranno individuare le aree prioritarie per la riduzione dei livelli di concentrazione di gas radon in aria.
L’art. 12 fissa i nuovi livelli di riferimento della concentrazione media annua di attività di radon in aria, pari a 300 Bq/m3 per i luoghi di lavoro (precedentemente 500 Bq/m3), 300 Bq/m3 per le abitazioni esistenti (precedentemente non considerate); e 200 Bq/m3 per le abitazioni costruite dopo il 31 dicembre 2024.
Quindi con il D.lgs. 101/2020, che riorganizza e armonizza la disciplina sulla radioprotezione, si integra in un’unica normativa sia il tema della protezione dei lavoratori in ambito professionale e sia quello della protezione della popolazione nelle abitazioni civili. In particolare l’art. 12 del D.lgs. 101/2020 fissa i livelli di riferimento della concentrazione media annua di attività di radon in aria sia per i luoghi di lavoro sia per le abitazioni (Tabella 1).
Nelle aziende andranno effettuate misurazioni:
- nei luoghi di lavoro sotterranei,
- nei luoghi di lavoro in locali semisotterranei,
- o situati al piano terra localizzati nelle aree prioritarie per la riduzione dei livelli di concentrazione di gas radon,
- in specifiche tipologie di luoghi di lavoro da identificare nel Piano nazionale d’azione per il radon e negli stabilimenti termali.
L’esercente dovrà ripetere le misurazioni ogni otto anni e ogniqualvolta siano realizzati gli interventi di manutenzione straordinaria, di restauro e di risanamento conservativo e di ristrutturazione edilizia che comportano lavori strutturali a livello dell’attacco a terra nonché gli interventi volti a migliorare l’isolamento termico.
Visto quanto fino ad ora detto è importante conoscere la natura ed i rischi di questo gas poiché solo attraverso la conoscenza è possibile la prevenzione ed essa è la migliore arma che abbiamo a disposizione per ridurre al minimo l’impatto di patologie fin troppo spesso letali.
*PhD, Ricercatore confermato, Professore aggregato di Fisica Applicata, Dipartimento BIOMORF