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Riunione Reti per una nuova oncologia: “Un’Italia ad uniformità regionale per delocalizzare cure di qualità ai cittadini”

Riunione Reti per una nuova oncologia: “Un’Italia ad uniformità regionale per delocalizzare cure di qualità ai cittadini”

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Questo l’obiettivo dell’Evento ‘Periplo – Sinergie per la governance, i PDTA e l’oncologia territoriale’, promosso dall’Associazione Periplo in collaborazione con la SIMM (Società Italiana di Leadership e Management in Sanità) e organizzato da Over Group. Per raggiungere questo obiettivo è necessaria una collaborazione autentica e fattiva tra tutte le Reti, le Istituzioni e gli Stakeholders, perché solo lavorando insieme è possibile raggiungere traguardi importanti e di vero cambiamento. Governance, PDTA e delocalizzazione sono aspetti fondamentali del sistema sanitario e Periplo insieme a SIMM hanno ideato il progetto S.M.A.R.T. Care.
“Periplo nasce oltre 10 anni fa con due elementi di riferimento: valorizzare le prime esperienze di reti oncologiche e promuovere in oncologia un approccio che valorizzi il percorso sulla singola prestazione. Oggi siamo a fare il punto su alcuni snodi che ci hanno impegnato: la valorizzazione dei Pdta,l a sfida della oncologia territoriale, la scommessa su un nuovo modello di valutazione dei costi che superi il concetto di spesa con quello di investimento e che soprattutto sia in grado di dare un valore anche economico agli esiti. Ma siamo soprattutto a dare nuovo impulso al tema della valorizzazione delle reti passando dalla selezione delle esperienze più consolidate a un bisogno di confronto con tutte le Regioni dando spazio invece ai diversi livelli di realizzazione, a storie e caratteristiche diverse, a buone pratiche e criticità da condividere e affrontare tutti insieme. L’obiettivo di Periplo è oggi quello di essere un luogo di incontro aperto e solidale di tutte le Reti, di svolgere una funzione di servizio per quelle realtà in fase di avvio, di essere il momento di preparazione di una presenza forte nelle sedi di monitoraggio nazionale, Agenas, Ministero e Conferenza Stato-Regioni”, ha spiegato Gianni Amunni, presidente Associazione Periplo
All’inizio del 2020, la SIMM ha recepito una comunicazione congiunta di Cittadinanzattiva, Fondazione per la Medicina Personalizzata e Periplo destinata al Ministero della Salute, AIFA e tutti gli assessorati regionali volta a sensibilizzare le istituzioni in merito all’importanza di tutelare i pazienti oncologici delocalizzando le terapie dedicate ai malati cronici. Ne sono scaturiti una serie di progetti finalizzati alla definizione di proposte strutturate per l’assistenza integrata delle persone con malattie croniche, rivolte alle aziende sanitarie e ai decisori politici, dal nome S.M.A.R.T. Care (Soluzioni e Metodi Avanzati di Riorganizzazione Territoriale in Sanità) incubatore di evidenze scientifiche e opinioni di esperti clinici e di organizzazione sanitaria.
“L’emanazione del Decreto Ministeriale 77 del 2022 ha definito i modelli e gli standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale, offrendo un ulteriore slancio al progetto S.M.A.R.T. Care. Grazie al progetto S.M.A.R.T. Care, che unisce le competenze e conoscenze di diversa natura, dall’Associazione Periplo, alla Società Italiana di Neurologia, al Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri e a noi della SIMM, sono state redatte 10 raccomandazioni mirate a migliorare l’assistenza territoriale e l’integrazione tra i diversi livelli di cura. Queste raccomandazioni rappresentano soluzioni concrete e innovative per affrontare le sfide attuali del sistema salute”, ha dichiarato Mattia Altini, presidente della SIMM, Società Italiana di Leadership e Management in Medicina
LE PROPOSTE DEL PROGETTO S.M.A.R.T. CARE

  1. Percorsi clinico-assistenziali integrati ospedale-territorio

L’adozione diffusa e standardizzata dei Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali (PDTA) è uno strumento chiave per garantire l’integrazione delle cure tra i diversi livelli assistenziali, con particolare riferimento alla gestione delle malattie croniche. L’utilizzo dei PDTA consente di definire chiaramente i ruoli e le responsabilità di ciascun attore tra i diversi momenti organizzativi, promuovendo una collaborazione strutturata tra ospedale e territorio. Questo approccio garantisce una continuità assistenziale ottimale, riduce la frammentazione delle cure e assicura che i pazienti ricevano trattamenti adeguati, tempestivi ed equi. Inoltre, i PDTA devono essere costantemente aggiornati e implementati attraverso una stretta collaborazione tra professionisti sanitari, società scientifiche e istituzioni, per adattarsi alle esigenze emergenti e migliorare l’efficacia dell’assistenza.

  1. Requisiti strutturali e tecnologici

È necessario definire in maniera chiara e uniforme i requisiti strutturali e tecnologici delle nuove strutture dell’assistenza territoriale, come le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità, affinché possano adeguarsi pienamente al nuovo ruolo assegnato all’interno del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Queste strutture devono essere progettate per rispondere alle crescenti esigenze di salute della popolazione, garantendo un accesso equo, rapido ed efficiente ai servizi sanitari di base e specialistici.

  1. Strumenti analitici per la valutazione e gestione dell’assistenza territoriale

A nuovi momenti organizzativi deve seguire lo sviluppo di strumenti analitici avanzati per la valutazione e gestione dell’assistenza territoriale, che siano flessibili e adattabili alle diverse peculiarità territoriali. Questi strumenti devono consentire un monitoraggio accurato delle prestazioni sanitarie e della qualità dell’assistenza erogata, tenendo conto delle specifiche caratteristiche demografiche, epidemiologiche e socioeconomiche di ciascun territorio. È fondamentale che le analisi siano orientate a rilevare in modo tempestivo eventuali disuguaglianze nell’accesso ai servizi, permettendo una pianificazione mirata e il miglioramento continuo dell’organizzazione delle cure. Tali strumenti dovrebbero includere indicatori di performance e outcome clinici, nonché sistemi di raccolta dati che facilitino la condivisione delle informazioni tra i diversi attori della rete assistenziale, supportando così la realizzazione di un’assistenza più efficiente, equa e capillare a livello locale.

  1. Infrastruttura tecnologica per la comunicazione strutturata tra i professionisti, il paziente, il caregiver e per il transito delle informazioni

L’innovazione dei percorsi clinici deve andare di pari passo con l’adeguamento delle infrastrutture tecnologiche: l’interoperabilità tra i sistemi è imprescindibile per garantire lo scambio efficace di informazioni tra i professionisti. Una solida infrastruttura tecnologica è essenziale per consentire una comunicazione strutturata tra professionisti sanitari, pazienti e caregiver. È fondamentale investire in tecnologie avanzate, come la telemedicina e i sistemi digitali per la gestione integrata delle informazioni cliniche, al fine di facilitare la comunicazione tra i vari livelli assistenziali e migliorare la continuità delle cure. Inoltre, occorre dotare queste strutture di risorse fisiche e umane adeguate a rispondere alla crescente domanda di cure primarie e specialistiche, sostenendo al contempo il nuovo modello organizzativo territoriale delineato dal DM 77/2022.

  1. Dossier clinico del cittadino-paziente

Bisogna puntare alla strutturazione del dossier clinico del cittadino-paziente come parte integrante del percorso di cura, con particolare attenzione alla tutela della privacy e al rispetto del consenso dell’avente diritto. Ecco deve essere concepito come uno strumento fondamentale per facilitare la gestione e la condivisione sicura delle informazioni cliniche, anche legate ai singoli PDTA, tra i diversi professionisti e strutture sanitarie, garantendo una visione completa e aggiornata dello stato di salute del paziente. Questo approccio contribuisce a evitare duplicazioni di esami e procedure inutili, ottimizzando l’uso delle risorse e accelerando le risposte ai bisogni di salute. Al fine di garantire la massima efficienza e sicurezza, è necessario che il dossier clinico sia interoperabile tra i vari sistemi sanitari, rispettando le normative vigenti sulla protezione dei dati personali e coinvolgendo attivamente il paziente nel processo decisionale relativo alla gestione delle sue informazioni sanitarie.

  1. Innovazione nella gestione dei farmaci

Un punto importante è l’innovazione nella gestione dei farmaci, con particolare riferimento alla somministrazione delle terapie OSP in setting extraospedalieri, come parte della strategia di deospedalizzazione di attività a media complessità assistenziale. È essenziale definire chiaramente i requisiti minimi, i fattori abilitanti e gli archetipi organizzativi che consentano la somministrazione sicura ed efficace di queste terapie in contesti territoriali o domiciliari. Questi modelli organizzativi devono essere replicabili e adattabili ai diversi contesti sanitari italiani, garantendo la qualità dell’assistenza, la sicurezza del paziente e l’ottimizzazione delle risorse. l’;obiettivo è ridurre la pressione sugli ospedali, migliorare l’accessibilità delle cure e offrire una gestione personalizzata e più prossima ai pazienti.

  1. Fabbisogno personale

E’ndispensabilè procedere con la valutazione del fabbisogno del personale sanitario, secondo modelli standard (esempio AGENAS) continuando il processo di revisione basandosi sulle competenze necessarie per garantire una gestione efficace e sostenibile dei servizi sanitari territoriali. È fondamentale adottare un approccio che tenga conto delle specifiche esigenze dei diversi contesti assistenziali e delle competenze richieste per rispondere ai bisogni della popolazione, soprattutto in un momento di criticità nelle risorse umane. La valutazione del fabbisogno dovrebbe includere non solo il numero di professionisti richiesti, ma anche una ridefinizione dei ruoli e delle competenze, promuovendo l’aggiornamento continuo e offrendo nuove opportunità di crescita professionale. Questo approccio mira non solo a migliorare l’efficienza dei servizi, ma anche a dare nuovo stimolo e motivazione ai professionisti della sanità, garantendo al tempo stesso una qualità assistenziale adeguata e un sistema sanitario più resiliente e capace di affrontare le sfide future.

  1. Ridisegnare competenze e ruolo del personale attraverso formazione specifica

La valutazione del fabbisogno dovrebbe includere non solo il numero di professionisti richiesti, ma anche una ridefinizione dei ruoli e delle competenze, promuovendo l’aggiornamento continuo e offrendo nuove opportunità di crescita professionale. Questo approccio mira non solo a migliorare l’efficienza dei servizi, ma anche a dare nuovo stimolo e motivazione ai professionisti della sanità, garantendo al tempo stesso una qualità assistenziale adeguata e un sistema sanitario più resiliente e capace di affrontare le sfide future.

  1. Coinvolgimento delle società scientifiche e di altri stakeholder

Le complessità della medicina e delle cure moderne impongono un coinvolgimento attivo delle società scientifiche e di altri stakeholder, come mondo accademico, associazioni di pazienti e organizzazioni professionali, nella definizione dei nuovi percorsi di cura e nel potenziamento dell’assistenza territoriale. La collaborazione tra questi attori è fondamentale per garantire che i modelli organizzativi siano basati su evidenze scientifiche, rispondano alle esigenze reali dei pazienti e tengano conto delle specificità territoriali. Il contributo del mondo scientifico e della ricerca è cruciale per aggiornare e standardizzare le pratiche cliniche, mentre il coinvolgimento degli altri stakeholder garantisce una visione più ampia e inclusiva, capace di migliorare l’accesso alle cure, la qualità dell’assistenza e la sostenibilità del sistema sanitario. Questo approccio sinergico favorisce l’adozione di soluzioni innovative e condivise, in grado di rispondere efficacemente alle sfide della sanità moderna.

  1. Empowerment e coinvolgimento del cittadino

Si raccomanda di promuovere attivamente l’empowerment e il coinvolgimento del cittadino nella definizione dei nuovi percorsi di cura. Il cittadino-paziente deve essere considerato un attore centrale nel processo di cura, con l’opportunità di partecipare alla co- progettazione dei percorsi, in particolare per quanto riguarda l’assistenza territoriale. È essenziale garantire che i pazienti, le loro famiglie e i loro caregiver siano informati e formati adeguatamente, affinché possano partecipare attivamente alle decisioni riguardanti la loro salute. La partecipazione del cittadino non solo favorisce percorsi di cura più personalizzati e mirati, ma contribuisce anche a una maggiore aderenza terapeutica e a una migliore percezione della qualità del servizio. Inoltre, coinvolgere i pazienti nella progettazione dei servizi aiuta a individuare in modo più preciso le loro esigenze, migliorando l’efficacia delle risposte del sistema sanitario. L’approccio collaborativo deve essere integrato in tutte le fasi di sviluppo dell’assistenza territoriale, in modo da creare un sistema sanitario realmente orientato alla persona e capace di rispondere in modo più adeguato ai bisogni della comunità.