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di Aldo Di Blasi
Poco tempo fa, i “social” riportavano la notizia che il grande Ficus macrophylla dell’Orto Botanico dell’Università di Palermo è l’Albero Italiano dell’anno 2022, nell’ambito del concorso promosso da Giant Trees Foundation, tra gli Orti Botanici di Palermo, Padova, Napoli e Roma, per promuovere la cultura degli alberi e del paesaggio arboreo Italiano. Il Grande Ficus di Palermo rappresenterà l’Italia nel 2023 al contest Europeo come albero più affascinante e ricco di storia.
Ovvia la soddisfazione degli universitari e dei cittadini palermitani, giustamente orgogliosi del loro patrimonio storico e naturalistico, e del forte ruolo identitario del loro Orto Botanico.
Questo caratteristico esemplare di quasi duecento anni di età, più noto come Ficus magnolioides Borzì, per la somiglianza delle sue foglie a quelle della Magnolia grandiflora, fu introdotto nella prima metà dell’Ottocento nell’Orto Botanico di Palermo. Successivamente, se ne iniziò la diffusione in tutti i parchi e giardini pubblici e privati della costa siciliana.
Ma perché i Messinesi non hanno l’orgoglio e il senso di appartenenza che caratterizza i cittadini delle altre Comunità? Quanti Messinesi sono a conoscenza che esiste anche nella loro città, nel Rione Giostra, uno storico grande Ficus macrophylla, verosimilmente secondo solo a quello dell’Orto Botanico di Palermo, citato da Giuseppe Giaimi nel volume “Il Quartiere San Leone di Messina” (Nino Principato-Aldo Di Blasi), edito dalla Grafoeditor nel 1989 per il Consiglio del IX Quartiere? Scriveva Giaimi: “…vorrei ricordare il grande e imponente Ficus magnolioides (più noto corne la grande magnolia) della ex villa De Gregorio. Per la sua venerabile età (circa 200 anni), la sua mole eccezionale (12 m. di circonferenza, 20 di altezza, 50 il diametro della chioma) e la sua forma armoniosa e regolare (quasi perfettamente emisferica), questa pianta meriterebbe di essere riguardata corne una vera e propria opera d’arte da preservare gelosamente e additare all’ammirazione generale. Essa invece viene lasciata all’incuria e ad ogni genere di offesa e di maltrattamento. »
In un articolo apparso sul Notiziario di Messina il 27 ottobre 1946 Pasquale Salvatore, firmandosi con lo pseudonimo di Emanuele Volterosa, scriveva, descrivendo i resti della nobiliare Villa De Gregorio,a Giostra : « Ma qualche qualche cosa resiste e prospera: un ficus centenario, un gigante della specie. Le radici aeree, toccano terra, si son trasformati in robusti pilastri. Le altre, quelle sotterranee, affiorano alla superficie, per un raggio di alcuni metri. Sembrano un polipo immane che voglia sollevare tutto quanto attorno a sè, pur di evadere dalla terra. Gli ultimi raggi del tramonto filtrano appena qua e là, dai rami, dove infuria un concerto di passeri litigiosi. »
Nel 1988, su impulso del IX Quartiere, la Sovrintendenza nel 1988 richiese all’Istituto di Botanica dell’Università una relazione sullo stato del ficus, da cui si evinceva che l’albero, pur molto deperito, era ancora salvabile, aveva oltre 200 anni di vita e probabilmente rappresentava l’esemplare tipo della specie, quello su cui il Prof.Borzì, docente nell’Ateneo messinese alla fine dell’Ottocento, fece la prima descrizione scientifica (Ficus Magnolioides Borzì).
Scelleratamente e colpevolmente le Amministrazioni Comunali di Messina hanno deliberatamente ignorato la valenza storica, culturale e naturalistica del sito, permettendo lo scempio dei ruderi della sontuosa villa e del parco circostante. L’area è rimasta per anni alla mercé di chiunque, tanto da essere stata utilizzata, con la tolleranza degli Amministratori, come stalle dei cavalli per le corse clandestine, come discarica, come area per gli ambulanti, e infine per impiantarvi baracconi multifamiliari da utilizzare come Volano per sfrattati, che è rimasto attivo fino alle operazioni di smantellamento, nel 2007 circa. Nel frattempo gli occupanti, gli stallieri-fantini e tutta una massa di abusivi incivili, rozzi e incolti ( si ribadisce con l’acquiescenza di Amministratori indegni che li sfruttavano come clientes votanti), non hanno fatto altro che distruggere, asportare, perfino ad accendere falò sotto le radici aeree colonnari del Ficus, provocando lo spezzamento e la caduta di grossi rami sulle baracche, e conseguenti potature incongrue.
In quale altra città tutto ciò sarebbe stato permesso, da cittadini orgogliosi della loro storia e della loro cultura? Ciò può avvenire solo a Messina. C’è una lunga tradizione, a cominciare dall’utilizzo per la costruzione del Duomo, di colonne provenienti da un edificio religioso in quel di Punta Faro, e dall’abbattimento del Tempio di Ercole, per la creazione della Via Austria, ora Primo Settembre (per farsi bello,il Senato, agli occhi degli stranieri colonizzatori). Ma continuando, con le scellerate distruzioni ordinate dalle Autorità dopo il 1908, di resti, pur salvabili, della Palazzata, della Chiesa di San Gregorio e della Cittadella, dal regalo alla Grecia delle icone bizantine recuperate dalle macerie; in epoche più vicine a noi: la distruzione dei resti di Torre Vittoria e di parte del Bastione San Vincenzo per costruire palazzine private, la dispersione di resti di pavimenti mosaicati dei Monasteri durante la costruzione del Palazzo della Cultura,ecc.ecc.
Nel 2012 la stampa cittadina titolava: “L’ 11 aprile inizieranno ufficialmente i lavori per il progetto “Parco Urbano” nell’area ex-Volano di Giostra”; “Consegnati i lavori del Parco Urbano nell’area ex-Volano: si recupera la memoria ma si guarda al futuro”. Nel 2015, ancora:” Parco Magnolia, attesa per perizia di variante. Nascerà nell’area in cui si trovano i resti dell’antica villa De Gregorio e la magnolia più grande e maestosa di tutta la città. Per queste due presenze, al progetto presentato dallo Iacp, sono state richieste delle varianti, dalla Soprintendenza, per preservare e mettere in sicurezza le antiche mura e gli splendidi portali, e dell’Orto Botanico per tutelare il benessere della magnolia centenaria”.
Ottobre 2021: “1 milione e 800mila euro stanziati nel 2012 per il recupero dell’antica dimora e la realizzazione di un parco urbano. Ma è tutto immobile da anni. C’è passato e ci ha soggiornato Goethe, nell’area che la circonda c’è il secondo esemplare in Italia di Ficus Magnolioides, eppure Villa De Gregorio resta lì, da anni, decenni, abbandonata a sé stessa, al centro del viale Giostra. Doveva sorgere un parco urbano, doveva essere bonificata l’area e, soprattutto, i ruderi dell’antica villa avrebbero dovuto rivivere l’antico splendore ma così, ad oggi, non è. “
Dicembre 2022 : i Messinesi (non certo gli incolti, apatici e neghittosi) sono fiduciosi e molto pazienti: restiamo in attesa!!!!!!!!