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“Guerrieri”, “No mask”, “No vax”, “No green pass”, “No tamponi”, “Complottisti”, “Referendari”, la galassia degli oppositori alle misure disposte dal Governo per l’emergenza Covid-19 sta diventando sempre più variegata. Soprattutto, quello che preoccupa, sono i toni che si alzano sempre più, come osserva il ministro Lamorgese, e i proclami con cui i dissidenti e i contestatori incitano alla ribellione, in nome di una presunta, come la definiscono, “dittatura sanitaria”, che attenterebbe alla “libertà” dei cittadini e alla “democrazia”. Parole, queste, di cui si fa spesso abuso da parte di individui o gruppi convinti che qualsiasi opinione sia lecita e possa essere esplicitata, con l’ausilio, purtroppo, dei famigerati “social”, che danno diritto di cittadinanza anche ad opinioni opinabili non supportate da evidenze, pericolose e dannose soprattutto quando si parla di salute, per di più pubblica.
Si pubblicizzano posizioni anti-scientifiche, nell’assunto che nelle società liberali ognuno possa dire la sua. La libertà e la democrazia invece hanno limiti precisi che sono, a giudizio unanime, quelli dell’interesse collettivo.
È consequenziale l’infiltrazione in questi “movimenti” di frange estremistiche di varia natura, che approfittano per infiltrarsi e creare disordini e violenze gratuite, fidando nell’impunità delle masse.
Così si hanno gli episodi di violenze e aggressioni a giornalisti, di danneggiamenti di gazebo di attivisti pro vaccino, di programmazione di azioni violente armate durante manifestazioni di piazza e contro il Parlamento, e, purtroppo, anche di spari contro guardie giurate e benzinai che chiedevano il rispetto dell’uso della mascherina.
È comprensibile e giustificabile che il tema Covid, vaccinazioni, libertà individuali, possa essere sollevato e discusso, ma è inaccettabile e gravemente fuorviante, fornire nel mondo “digitale”, notizie tendenziose, senza fondamento scientifico, che alimentano dubbi e paure nella popolazione, che invece avrebbe necessità di “strumenti di persuasione e di evidenza scientifica”, come ha rilevato il ministro Speranza. Alcuni, pur di fronte ad un dispiegamento di forze della comunità scientifica internazionale mai messo in campo nella storia della medicina, continuano a sproloquiare di altre terapie già esistenti, alternative ai vaccini, ma che gli Stati non vogliono attivare perché sarebbero meno costose, per cui si danneggerebbero i guadagni delle multinazionali farmaceutiche, con cui i governanti sarebbero collusi. Tutto ciò è certamente derivato da scarsa conoscenza dei problemi, da ignoranza, da paura, da dubbi irrisolti, dalle notizie di eventi avversi, dalla natura oppositiva e contestataria tipica soprattutto del nostro popolo. È però specialmente inaccettabile e gravemente fuorviante, fornire notizie inesatte e opinabili da parte di medici e operatori sanitari, affermando che il Covid si potesse già da tempo curare, chissà con quali miracolose terapie, senza bisogno di vaccini. Ciò è soprattutto offensivo per la memoria dei tanti morti, delle tante sofferenze dei ricoverati e dell’operatività dei colleghi che hanno vissuto e vivono la pandemia e che hanno anch’essi sofferto, sia in termini professionali, che di salute, fino al decesso di alcuni, affrontando un nemico subdolo e sconosciuto. Il dr Franco Marozzi, della SIMLA, ricorda: “La Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789, all’art. 4 recita: ‘La Libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce agli altri’. Un medico che senza remore afferma tesi contrarie a quelle che il sapere scientifico ha elaborato negli ultimi mesi e le propaga pubblicamente, a mio, purtroppo, insindacabile giudizio, oltre a violare in più punti il Codice di Deontologia Medica, contrasta propriamente con quel documento rivoluzionario, che è alla base di ogni costituzione democratica del mondo occidentale”. Tuttavia, i medici che fanno propaganda contro i vaccini sui social e in televisione, finora sono riusciti ad evitare la radiazione dall’Albo, per un motivo oltremodo assurdo, rappresentato dal Presidente della Fnomceo, Filippo Anelli: “la sanzione dell’Ordine si sospende perché dovrebbe essere la Commissione Cceps a decidere sui ricorsi dei medici, ma nel 2020, in piena pandemia, ha terminato il suo quadriennio di lavori e non è stata più rinnovata”. Questa è una grave carenza del Governo, del Ministero della Salute e del Ministero della Giustizia a cui si dovrebbe porre rimedio con urgenza, istituendo quest’organo di giurisdizione speciale. Tuttavia, una positiva notizia recente è che il TAR del Friuli Venezia Giulia ha respinto il ricorso di un infermiere e un odontoiatra, che erano stati sospesi dal servizio perché non vaccinati contro il Covid-19, respingendo la richiesta di rimettere la questione di costituzionalità alla Consulta.
Il TAR ha affermato che i vaccini in atto disponibili sono stati “regolarmente autorizzati dalla Commissione, previa raccomandazione dell’EMA”.
Ma gli irriducibili hanno già annunciato una raccolta di firme per il referendum abrogativo delle norme sul green pass, promossa da un comitato composto da avvocati, docenti universitari, giornalisti, persone a mio modesto parere in cerca solo di visibilità mediatica: “Ci governano con
la paura. La sovranità va ridata al popolo!”
Alcuni (opinionisti del mondo giornalistico, politico e anche giudiziario) hanno sparlano di anticostituzionalità dei provvedimenti e dei DPCM emanati per fronteggiare la pandemia (dai lockdown generalizzati alla decisione di prevedere il coprifuoco nelle ore notturne, nonché la chiusura di alcuni esercizi), provvedimenti a loro dire, accettabili solo in caso di stato di guerra (non hanno ancora capito che siamo proprio in guerra contro il Covid-19!). Fortunatamente sono stati smentiti dalla Consulta, che invece ne ha dichiarato la legittimità.
Di questa caotica situazione sono anche in gran parte responsabili le stesse forze politiche, che si mostrano al popolo divise, incerte, sconclusionate, ritrattanti, incoerenti, facendo aumentare la confusione e diminuire la fiducia fra i cittadini, che restano pertanto disorientati.
L’introduzione del contestato Green pass è la strategia del Governo (e dell’Europa) per pianificare l’uscita dall’emergenza e avviarsi verso il ritorno alla normalità, iniziando a liberare alcune attività e settori dalle restrizioni, comprese le attività ricreative e sociali, condizionate alla presentazione del certificato, con l’obiettivo di raggiungere il target del 90% di immunizzati entro fine anno. Dopo l’introduzione dell’obbligo estensivo per tutti i lavoratori, si è assistito a un’accelerazione delle adesioni alla campagna vaccinale, in tutta Italia, e anche in Sicilia. La gente ha necessità di regole certe, anche se in un primo tempo subite come imposizioni dall’alto, non di titubanze, rimpalli, astratti proclami e retromarce. Fondamentale è che si comprenda qual è l’irrinunciabile punto di equilibrio tra individuo e collettività.
Ma, come fanno notare tanti opinionisti, molte sono le difficoltà che il provvedimento varato dal Governo su green pass e quarantena incontrerà nella sua concreta attuazione. A cominciare dai controlli, la cui incombenza lo Stato delega ai datori di lavoro, che devono anche segnalare al prefetto i non adempienti. Soprattutto difficoltà insorgeranno riguardo ai controlli da effettuare per le prestazioni domestiche, delle colf e degli artigiani, con l’aggravante in molti casi dell’ostacolo tecnologico di verificare l’esistenza e la validità del green pass del lavoratore.
Altra grave criticità è quella relativa ai lavoratori che, entrati in contatto con un soggetto positivo, dovranno autodenunciarsi e collocarsi in quarantena, senza tuttavia alcuna garanzia circa la copertura finanziaria per quel periodo di assenza forzata, in quanto l’INPS ha dichiarato di non avere le risorse. Ciò certamente potrebbe disincentivare la collaborazione dei cittadini, che saranno portati a celare il loro stato di salute. È auspicabile che il legislatore riesca a risolvere in breve tempo i problemi non appena vengano segnalati (meglio sarebbe prevedendoli e prevenendoli), elaborando provvedimenti più accessibili e accettabili per tutti i cittadini, semplificando le modalità dei controlli, implementando le vaccinazioni e i tamponi, rendendo questi peraltro gratuiti.