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di REBECCA DE FIORE (PENSIERO SCIENTIFICO EDITORE)
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Nei mesi più freddi, ogni anno, molti genitori – temendo che i loro figli possano ammalarsi – cercano di ridurre le occasioni in cui potrebbero prendere freddo. Nel caso in cui si debba stare all’aperto, poi, lottano per convincere i bambini a tenere cappelli, guanti e giacche pesanti. Ma è giusto tenere in casa i bambini? Siamo sicuri sia il freddo a farci ammalare?
Come ha sottolineato anche Rino Agostiniani, vicepresidente della Società italiana di pediatria, in una recente intervista, le cose non stanno proprio così. “L’arrivo di temperature più rigide non è un problema per i bambini più piccoli che, con le giuste precauzioni, devono poter fare le loro passeggiate: non è certo una controindicazione farli uscire quando è più freddo fuori. Mi spaventa di più che i piccoli siano tenuti lungamente in un ambiente chiuso, magari con una temperatura che va abbondantemente sopra i 20 gradi, che è una cosa non fisiologica nel periodo invernale” [1].
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Dottore, quindi non è colpa del freddo se mio figlio si ammala?
Come dicevamo, la maggior parte dei genitori italiani è convinta che i bambini nei periodi invernali si ammalino più frequentemente a causa delle basse temperature esterne e degli sbalzi di temperatura dovuti dal passare all’interno dell’abitazione all’esterno. Gli studi, al contrario, ci dimostrano che le infezioni del periodo autunnale e invernale sono determinate dalla stagionalità dei virus respiratori che, trasmettendosi attraverso le goccioline che emettiamo parlando e respirando, sono massimamente concentrati negli ambienti chiusi con poco ricircolo d’aria [2].
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La via più comune di trasmissione delle malattie infettive nei bambini è quella aerea. Attraverso l’espirazione, infatti, si espellono delle piccolissime gocce di saliva che restano in sospensione nell’aria e possono di conseguenza essere inalate da altre persone presenti nello stesso spazio. In base alle condizioni dell’ambiente queste goccioline possono restare sospese nell’aria più o meno a lungo e depositarsi nell’ambiente e in alcuni casi sugli oggetti. Ovviamente queste particelle tendono a concentrarsi negli ambienti chiusi, soprattutto se non areati. Sono quindi i germi, che si diffondono da persona a persona, a essere la causa dei malanni invernali [2].
Di conseguenza, la probabilità che il bambino si ammali aumenterà di molto se trascorre la maggior parte del suo tempo in un luogo chiuso, soprattutto se insieme ad altri bambini che tossiscono e starnutiscono. Paradossalmente quindi, al contrario di quanto si possa pensare, sono proprio gli spazi aperti il posto migliore per proteggere i bambini dai malanni di stagione: all’aperto le persone sono più lontane tra loro e le goccioline piene di germi che emettono vengono diluite e rapidamente allontanate. Inoltre, il sole è un ottimo disinfettante e “antibiotico” naturale: i suoi raggi – quelli diretti, non quelli che passano attraverso i vetri – uccidono un gran numero di germi e virus o interferiscono con la loro crescita e diffusione; attenzione, però, a mettere la crema solare anche in inverno. Inoltre, i germi al freddo non sopravvivono: per farlo, vengono a vivere all’interno delle nostre calde abitazioni [2]. Infine, l’aria asciutta degli ambienti chiusi riscaldati rende meno efficaci alcuni sistemi di difesa, come le ciglia di cui sono dotate le cellule delle vie aeree.
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Come devo vestirlo?
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Per dirla in due parole, pensa a strati. Conviene sempre vestire i bambini, soprattutto i più piccoli, in modo da aggiungere o togliere facilmente un capo di abbigliamento a seconda della temperatura.
Nelle giornate più fredde può essere utile far indossare anche sciarpa, cappello e guanti per non lasciare scoperti il collo, il viso e le mani. In ogni caso, però, non bisogna esagerare: “Noi viviamo in un Paese mediterraneo, non abbiamo temperature estreme e anche le modalità con le quali coprire i bambini devono essere adeguate. A volte, scherzando, dico ai genitori: ‘Ma voi andreste a giro in città vestiti da sci?’. Lo dico quando vedo dei bambini completamente rinchiusi in quelle tute da cui si vedono solo gli occhi, ed è assolutamente un eccesso. In questo modo, infatti, si crea una situazione sfavorevole. Il bambino suda, e invece di proteggerlo dal freddo lo metto allora nella condizione di disagio dovuto al troppo caldo”, ricorda Agostiniani.
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Dottore, perché è importante il gioco all’aperto?
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Innanzitutto, solo perché fuori fa freddo non significa che i bambini perdano la loro energia o il desiderio di muoversi all’aperto. Dobbiamo aggiungere, però, che giocare all’aperto fa bene alla salute fisica e mentale dei più piccoli, ma è anche addestramento alla vita sociale e al rispetto delle regole di gruppo, facilita il raggiungimento delle tappe fondamentali dello sviluppo emotivo e cognitivo, è una palestra per sviluppare e mettere alla prova le proprie capacità. Inoltre, favorisce nel bambino prescolare anche lo sviluppo delle capacità motorie che coinvolgono i grandi muscoli del corpo, per svolgere funzioni quotidiane come stare in piedi, camminare, correre, saltare [2,3].
Dentro casa, in ambienti chiusi e con spazio limitato, tutto questo non può accadere. L’ambiente all’aperto, quindi, è il luogo ideale perché le capacità dei più piccoli si sviluppino al meglio: se durante i primi 18 mesi manca questa libera esposizione, il normale sviluppo motorio e mentale del bambino può presentare dei limiti [2].
(Fonte: dottoremaeveroche.it)