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Dopo troppi mesi di emergenza COVID, nel dicembre 2020, l’AIFA ha pubblicato le linee guida per il trattamento del COVID 2021 riportate il 10 dicembre 2021 su Messina Medica 2.0 (https://www.messinamedica.it/2020/12/linee-guida-aifa-gestione-pazienti-covid-domiciliati-e-ospedalizzati/).
La sezione dedicata alla terapia domiciliare sanciva una vigile attesa dell’evoluzione della sintomatologia e la somministrazione di FANS e paracetamolo per il trattamento della sintomatologia febbrile e del dolore.
A seguito del ricorso di alcuni medici del territorio, il Tar del Lazio, ha emesso un’ordinanza (link ordinanza)che nella sostanza delle cose restituisce la dignità al medico di poter curare i propri pazienti secondo scienza e coscienza. Così facendo si evita di violare il sacrosanto diritto del terapeuta di prescrivere il trattamento più appropriato secondo quelli che sono i principi di indipendenza e di diritto di affrontare un trattamento individuale al paziente non in funzione di dettami standardizzati ma nell’ottica di una personalizzazione delle cure nel singolo caso cercando di anticipare a domicilio le cure per evitare una progressione della malattia.
Come infatti è stato ormai ampiamente dimostrato il quadro clinico da COVID-19 è multiforme e difficilmente standardizzabile e molto improbabilmente inquadrabile in linee guida minimaliste. Esso infatti necessita di una valutazione individuale del singolo paziente, una verifica delle eventuali comorbilità ed una integrazione delle terapie con quella cronicamente attuata nel singolo caso. Una terapia così condotta avrebbe l’obiettivo di prevenire, giocando in attacco, l’evoluzione della malattia attraverso i trattamenti più opportuni (anche sulla scorta dell’esperienza su assunti derivanti da singole esperienze su patologie similari) che siano in grado di evitare il rischio di peggioramenti sintomatologici ed aggravamenti del quadro clinico verso forme complicate sempre più difficilmente gestibili che, una volta in fase avanza, troppo spesso conducono all’exitus.