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La Corte di Cassazione Penale n. 2102/2018 ha confermato la condanna per omicidio colposo di un medico per aver prescritto fendimetrazina a scopo dimagrante.
Il medico è imputato del reato di cui all’art. 589 cod. pen. perchè, in qualità di medico endocrinologo e diabetologo che assisteva la paziente nel corso della dieta dimagrante cui era sottoposta, per colpa generica e per colpa specifica, consistita nella violazione di disposizioni normative, ne cagionava la morte. Il farmaco fendimetrazina, nonostante il divieto di prescrizione e somministrazione coi Decreti Ministeriali del 26/05/1987, del 13/04/1993, del 18/09/1997, del 24/01/2020, è stato comunque prescritto, pur conoscendo i rischi che l’uso poteva determinare tra cui l’aumento della pressione arteriosa, sia diastolica che sistolica, oltre che effetti anoresizzanti, dopanti e tossici. Il Ministero della Salute, con Decreto Ministeriale del 02/08/2011, ha disposto l’inserimento nella tabella I del d.P.R n. 309/1990 e, pertanto, a vietarne la vendita in qualsiasi forma (industriale e galenica).
Il medico aveva prescritto i farmaci fendimetrazina, fluoxetina e clorazepato unitamente ad altri farmaci ad effetto lassativo e diuretico ad una paziente il cui stato psico-fisico era debilitato per aver perso, nel corso degli ultimi sei mesi, circa 40 kg di peso, omettendo di acquisire le informazioni anamnestiche e di disporre gli accertamenti clinici strumentali necessari per valutare l’opportunità di prescrivere detti farmaci in associazione e di valutare i rischi di insorgenza di eventuali complicanze. Farmaci che, risultando assunti nelle ore immediatamente precedenti il decesso, determinavano un’azione aritmogena sul miocardio ed uno squilibrio idroelettrico che cagionavano la morte della paziente.