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Tra gli italiani ad alto rischio cardiovascolare 3 su 10 non assumono farmaci e la metà lo fa in modo saltuario
C’è da chiedersi come mai, pur sapendo di rischiare la propria vita, una persona ad alto rischio cardiovascolare, decida di non preoccuparsi o magari di rimuovere il problema. Sono poco incoraggianti i risultati di un’indagine sugli italiani ad alto rischio cardiovascolare che conferma come 3 su 10 non assumono i farmaci prescritti, la metà li assume in modo saltuario e più della metà non ha cambiato stile di vita. Questi e altri risultati sono stati commentati da esperti nel corso dell’incontro svoltosi a Roma c/o la Sala Stampa della Camera dei Deputati per approfondire i meccanismi che portano all’informazione e alla consapevolezza dei pazienti i quali sembrano “incagliarsi” nel mettere in pratica quanto viene indicato e prescritto dal medico.
Una realtà, quella italiana, che si inserisce in un contesto europeo che ha voluto lanciare una call to action attraverso una lettera aperta al neo-nominato Commissario Europeo per la salute Stella Kyriakides, firmata congiuntamente dallo European Heart Network (EHN) e dalla European Society of Cardiology (ESC). La richiesta è quella di sviluppare con urgenza un piano d’azione dedicato per combattere la principale causa di morte in Europa, poiché ancora oggi le malattie cardiovascolari non ricevono la stessa attenzione che l’EU riserva ad altre patologie, né fondi adeguati per la ricerca. La preoccupazione è che questa mancanza di attenzione sia dovuta ad una errata percezione dell’impatto che le malattie cardio-cerebrovascolari hanno in termini umani, economici e sociali.
“In Europa si contano ben 49 milioni di persone che vivono con una patologia cardio-cerebro-vascolare, e più di 1,8 milioni di persone muoiono ogni anno per queste malattie. In Italia inoltre i dati ISTAT ci dicono che, già sopra i 45 anni, le malattie del sistema cardiovascolare sono la prima causa di ospedalizzazione.Tutto questo oltre al valore umano ha anche un notevole costo per il sistema salute con una stima di 210 miliardi di € a livello europeo – spiega Emanuela FOLCO, Presidente FIPC – La Fondazione Italiana per il Cuore, in questo contesto, si conferma allineata con la proposta europea nello sviluppare iniziative che aiutino ad aumentare il livello di consapevolezza sul rischio delle malattie cardiovascolari”. Interventi precisi in termini di prevenzione, possono mettere al riparo dai temuti eventi cardiovascolari che hanno dimostrato avere molte ripercussioni anche sulla qualità di vita. “Ben il 70% di chi ha avuto un evento dichiara2 che questo ha influito in modo significativo sulla sua qualità di vita e sul benessere psicologico. E questo è un effetto che perdura nel tempo. Dopo 7 anni infatti ancora 1 paziente su 2 ne dichiara il pesante impatto.– spiega Giuseppe CIANCAMERLA, Presidente di Conacuore – Le ripercussioni sulla qualità della vita dei pazienti hanno risvolti importanti sotto diversi punti di vista, basti pensare che un quarto2 di chi ha avuto un evento cardiovascolare ha dovuto ridurre o abbandonare il lavoro”.
Sono 5 miliardi i costi indiretti tra cui la perdita di produzione ai quali si aggiungono 15,7 miliardi all’anno di costi sanitari. “Oltre a questi costi diretti e indiretti vanno anche considerati quelli sostenuti dal sistema previdenziale per le malattie cardiovascolari – commenta Francesco Saverio MENNINI, Direttore Centro per la Valutazione Economica a HTA – che ammontano oggi circa a 800 milioni di euro con un trend in aumento. Questi dati ci fanno comprendere quanto sia importante e urgente prevedere degli interventi sia di natura preventiva che di presa in carico precoce dei pazienti così da ridurre oltre all’impatto clinico anche quello economico e finanziario”
Raggiungere rapidamente ed efficacemente la popolazione italiana significa sapere esattamente come e dove gli italiani cercano le informazioni che riguardano la propria salute. E’ in questa direzione che FIPC si è prefissata di indagare, grazie anche al contributo non condizionante di Sanofi che da sempre sostiene progetti di sensibilizzazione sulle malattie cardiovascolari.
“Il web sta ricoprendo un ruolo crescente come fonte delle informazioni sulla salute per la popolazione italiana. Nel 70% 4dei casi rappresenta infatti il primo canale di accesso alle informazioni ma è anche luogo di approfondimento e di condivisione sulle esperienze di malattia e di cura – spiega Isabella CECCHINI, Direttrice Primary Market Research, IQVIA Italia – Il medico si conferma l’interlocutore privilegiato per la cura e per la prevenzione, infatti 8 italiani su 10 si aspettano dal medico di medicina generale informazioni sui rischi cardiovascolari, le strategie di prevenzione, i farmaci. E’ proprio sulla base di questi presupposti che abbiamo accettato con entusiasmo di sviluppare uno studio ad hoc sulle “conversazioni” nella rete, raccogliendo e analizzando informazioni e bisogni relativi alla malattia cardiovascolare”
Dunque il web rappresenta, insieme al medico, il principale canale attraverso cui raccogliere e veicolare informazioni sulla malattia cardiovascolare, modelli di comportamento e campagne di prevenzione. “Vogliamo capire l’importanza dei diversi canali e gli strumenti principali che offrono informazioni sulla salute del cuore. Crediamo in interventi mirati con campagne efficaci e scientificamente solide. L’aiuto che la nuova indagine sul mondo social e web ci fornirà, servirà a tarare al meglio le nuove campagne con l’obiettivo di aumentare il livello di consapevolezza della popolazione generale sulle malattie cardiovascolari – conclude Emanuela FOLCO – Questa indagine, fortemente voluta dalla Fondazione Italiana per il Cuore, si chiamerà “Il cuore batte nel web” e ci prepariamo a presentarla a marzo dell’anno prossimo”.