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di Massimiliano Cavaleri
Prima di partire per un lungo viaggio… che dura già da 30 anni, la ventenne Irene, esordiente in piccole band nei pub della Toscana, non sapeva che sarebbe diventata Irene Grandi: era il 1994 quando uscì il primo album, con Fuori presentata a Sanremo e T.V.B.scritta da Jovanotti. Da allora la cantautrice fiorentina, 55 anni il prossimo 6 dicembre, non si è mai fermata, ha attraversato tre decenni di musica con stile e personalità, mescolando in modo virtuoso leggera, pop, rock e blues e mettendo sempre al primo posto la qualità, bei testi e ottimi arrangiamenti, senza inseguire a tutti i costi il successo commerciale.
Ieri sera ha incantato Catania con la tappa del tour “Fiera di me”, che prende il nome dal recente singolo: il Teatro Metropolitan era gremito di gente per essere un lunedì novembrino e all’indomani della data palermitana, che ha registrato un sold out; i due appuntamenti siciliani sono stati organizzati dall’agenzia di Palermo GN Events di Gianni Napoli.
Stivaletti alla Bertè, qualche cambio d’abito, un cuore pulsante ad intervallo di alcune canzoni, a mo’ di richiamo della prima grande hit Bum Bum, e il concerto è servito: un excursus, veloce e ritmato, in cui l’artista ha riproposto in meno di due ore 25 brani dal vivo, così da rivivere insieme col pubblico la lunga e brillante carriera, cantando anche la nuova “Universo” scritta da Francesco Bianconi, già autore di Bruci la città.
Irene Grandi racconta l’amore e il riscatto, la voglia di evasione, sogni, delusioni e visioni, lo fa con una voce sempre impeccabile, alternando limpido e morbido, caldo e graffiante, scatenandosi sul palco, scendendo tra il pubblico con dolcezza e spontaneità, doti che l’hanno sempre contraddistinta. Se Morandi è l’eterno ragazzo, Irene è l’eterna ragazzina, che ha saputo accompagnare diverse generazioni e ancora oggi è come se il tempo non fosse passato.
Una solida band ha tenuto testa alla verve della rocker: Max Frignani alla chitarra, Piero Spittilli al basso, Fabrizio Morganti alla batteria, Marco Galeone alle tastiere e Titta Nesti corista e polistrumentista.
La Cometa di Halley, Che vita è, l’omaggio a Mina con Sono come tu mi vuoi e quello all’amico Pino Daniele, tra i primi a scommettere sul suo talento, con Se mi vuoi (duetto che faceva parte dell’album di Daniele Non calpestare i fiori nel deserto); la funky Il gatto e il topo (scritta da Daniele), Colpa del lupo, Dolcissimo amore, Bum Bum e In vacanza da una vita (tutte tracce del secondo album, grande successo del 1995 con oltre 500mila copie vendute); La tua ragazza sempre, scritta da Vasco Rossi e Gaetano Curreri, che per un soffio non vinse Sanremo nel 2000; Alle porte del sogno; Lasciala andare, ultima in scaletta, e tante altre perle del repertorio hanno celebrato il percorso artistico della cantante, che ha sottolineato l’amore verso la Sicilia. “Nei primi anni fu grazie al duetto con Pino Daniele che ebbi visibilità e popolarità anche nel Sud, – ha ricordato – abbiamo cantato ad Acireale… io ancora ero conosciuta solo al Nord”. Da allora è tornata qui decine di volte, sempre amata dal pubblico, persino quando a Salina, nel 2014, è stata ospite del DocFest, festival del documentario narrativo: arrivò improvvisamente un fortissimo acquazzone che costrinse a smontare tutto. Irene Grandi cantò lo stesso per non deludere centinaia di fan, esibendosi sotto il piccolo portico del Museo di Lingua, allestito alla buona: la pioggia scrosciante non spaventò il pubblico, compreso me, che con ombrello e impermeabile, applaudì un’artista che non si è risparmiata neppure in una sfortunata occasione. Per questo speriamo di vedere questa stella della musica italiana luccicare anche nei prossimi 30 anni, augurandole il meglio; intanto tra qualche giorno potremo noi opportunamente dedicarle un suo pezzo… Buon compleanno!