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Il tumore del pancreas è una delle neoplasie più difficili da diagnosticare e dalla prognosi più infausta con una sopravvivenza a 5 anni dell’11% negli uomini e del 12% nelle donne[1]. Secondo i dati più recenti, nel 2022 sono state stimate 15.000 nuove diagnosi1, di cui oltre la metà circa, in fase metastatica. Si tratta dell’unico tumore del tratto gastrointestinale che in quarant’anni non ha registrato miglioramenti in termini di sopravvivenza.
“Il tumore del pancreas è molto insidioso nella sua manifestazione clinica, poiché i sintomi sono spesso atipici, aspecifici e comuni a patologie di grandissima frequenza. Di conseguenza spesso anche il medico di medicina generale fa fatica a focalizzare l’attenzione su una possibile problematica al pancreas” – commenta Michele Reni, Direttore del Programma Strategico di Coordinamento Clinico, Pancreas Center, IRCCS Ospedale S. Raffaele, Milano – “Per una corretta e tempestiva diagnosi è fondamentale rivolgersi ad un centro specializzato, come le Pancreas Unit, con un percorso diagnostico-terapeutico assistenziale predefinito e integrato, personale competente e elevati volumi di trattamento. Nel nostro Paese non sono attualmente molti i centri che possono offrire questa gestione del paziente a 360 gradi”.
L’adenocarcinoma pancreatico è ancora oggi una neoplasia con forti unmet medical need a causa di una diagnosi spesso tardiva, della sua complessità biologica, delle poche opzioni terapeutiche disponibili e dell’alta specializzazione richiesta per una corretta ed efficace presa in carico, diagnosi e cura. Le forme metastatiche poi sono considerate le più difficili da trattare, poiché il tumore è caratterizzato da uno strato stromale denso, che può ostacolare la penetrazione dei farmaci[2]. Per i pazienti affetti da questo tipo tumore in fase avanzata è ora disponibile in Italia l’irinotecano liposomiale pegilato (Nal-IRI) [3], primo e unico farmaco approvato come trattamento di seconda linea per il tumore del pancreas.
Nal-IRI, al quale è stato riconosciuto lo status di farmaco orfano, rappresenta un’importante opportunità di trattamento in un setting di pazienti caratterizzato da forti bisogni clinici ancora insoddisfatti e privi di alternative terapeutiche. La formulazione di questa terapia, sviluppata per massimizzarne l’efficacia antitumorale[4],[5], si basa sulla nanotecnologia liposomiale ovvero su vescicole lipidiche (liposomi) che contengono il principio attivo (irinotecano) e che si accumulano in modo preferenziale nel tessuto tumorale. Qui i macrofagi assorbono i liposomi, liberando l’irinotecano, che si trasferirà nel nucleo delle cellule tumorali bloccandone la replicazione. Questa formulazione non solo migliora la biodistribuzione del principio attivo ma anche la stabilità e la farmacocinetica.
“A causa della scarsa vascolarizzazione, questa neoplasia si caratterizza per la quantità limitata di farmaco che riesce a raggiungere le cellule tumorali che si sviluppano nel pancreas” – spiega Romano Danesi, Professore ordinario di Farmacologia, Dipartimento di Oncologia ed Emato-Oncologia, Università degli Studi di Milano – “Per aggirare questa limitazione Nal-IRI sfrutta la tecnologia delle nanoparticelle liposomiali e grazie alle sue caratteristiche strutturali favorisce un miglioramento e un aumento della distribuzione del farmaco proprio all’interno dei tessuti tumorali”.
L’efficacia clinica di Nal-IRI in associazione con 5-fluorouracile (5-FU) e leucovorin (LV) è stata dimostrata nell’ambito dello studio registrativo globale di fase III NAPOLI-1. Lo studio ha documentato un miglioramento statisticamente significativo della sopravvivenza mediana da 4,2 a 6,1 mesi rispetto al solo 5-FU/LV, con una riduzione del rischio di morte del 33% [HR=0,67 (IC95%: 0,49-0,92), p=0,012][6].
“I risultati di NAPOLI-1 hanno dimostrato un vantaggio sia in termini di risposte obiettive, sia di tempo alla progressione e sia di sopravvivenza globale nel gruppo trattato con la combinazione dei due farmaci” – dichiara Michele Milella, Professore di oncologia e Direttore della Divisione di Oncologia medica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona – “Nal-IRI rappresenta lo schema di riferimento per la seconda linea terapeutica, grazie ad una maggiore tollerabilità, un’efficacia più solida e un vantaggio in termini sia di sopravvivenza che di qualità di vita.”
Il 13 febbraio 2024 FDA ha approvato Nal-IRI anche come trattamento di prima linea negli adulti affetti da adenocarcinoma pancreatico metastatico sulla base dei risultati dello studio di fase III NAPOLI 3[7]. Si tratta dunque della seconda approvazione per il regime Nal-IRI nel tumore del pancreas in fase avanzata.