La testata digitale dell'OMCeO Messina
 
Tumore gastrico, la nuova frontiera è l’onco-chirurgia immunoterapica. Ma l’Italia è indietro sulla diagnosi precoce e sui percorsi diagnostico-terapeutici

Tumore gastrico, la nuova frontiera è l’onco-chirurgia immunoterapica. Ma l’Italia è indietro sulla diagnosi precoce e sui percorsi diagnostico-terapeutici

Views: 276

La chirurgia si conferma fulcro della cura nel cancro dello stomaco, con tecniche mininvasive ma il futuro dei trattamenti punta deciso all’immunoterapia nelle fasi avanzate di malattia, intervallata alla chemioterapia. Si moltiplicano gli studi di genetica molecolare per differenziare i diversi tipi istologici di tumore gastrico e arrivare ad un’oncologia di precisione.

I massimi esperti italiani di tumori gastrici, riuniti in una Tavola rotonda promossa in diretta streaming su Facebook e YouTube dall’Associazione “Vivere senza stomaco si può”, approfondiscono le tendenze e le novità emerse al recente International Gastric Cancer Congress di Houston, che si aggiungono alle cure già presenti per queste patologie.

Il cancro dello stomaco è la quinta neoplasia più comune, la quarta causa di morte per tumore. Nel 2020 sono state un milione le nuove diagnosi di tumore gastrico nel mondo con 770.000 decessi; in Italia 23.000 le nuove diagnosi e circa 8.500 i decessi. Attualmente 82.400 sono le persone viventi dopo una diagnosi di cancro dello stomaco (Fonte: I numeri del cancro in Italia 2020 – 2021).

Il cancro dello stomaco è associato a prognosi sfavorevole, due le criticità in Italia: la mancanza di diagnosi precoce e di percorsi diagnostico-terapeutici definiti in Centri di riferimento dotati della necessaria esperienza. «L’immunoterapia sta aprendo prospettive molto interessanti nel trattamento del tumore dello stomaco in fase avanzata – dichiara Domenico D’Ugo, Direttore Unità Operativa Complessa Chirurgia Generale, Policlinico A. Gemelli di Roma – specie per alcune categorie di pazienti che presentano particolari assetti genetici come l’alterazione chiamata ‘instabilità dei microsatelliti’ che non tutti i laboratori sono in grado di studiare e che è predittiva di non risposta alla chemioterapia. I primi studi indicano che i pazienti sottoposti a immunoterapia hanno risposte migliori rispetto a quelli non trattati con questa terapia».