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di Rebecca De Fiore (PENSIERO SCIENTIFICO EDITORE)
Non prendere freddo che ti ammali! Quante volte ci è stato detto quando eravamo ragazzini e quante volte ancora ascoltiamo questa frase. Le relazioni tra il freddo e la salute sono da sempre argomento di discussione e generalmente si tende a ridimensionare il ruolo delle basse temperature nell’insorgenza perfino delle “malattie da raffreddamento”.
Ma qualcosa sta cambiando: “Un nuovo studio statunitense, coordinato da Benjamin Bleier e pubblicato il 5 dicembre, sembra dare in parte torto ai medici” spiega il quotidiano francese Le Monde [1]: “nell’espressione popolare ci sarebbe del vero. Quando le nostre mucose nasali respirano aria ghiacciata, affermano i ricercatori, viene neutralizzata una delle prime linee di difesa dell’organismo contro gli attacchi virali”. Se n’è parlato anche in Italia, anche perché l’articolo è stato rilanciato dal settimanale Internazionale [2].
Ma si parla dell’effetto del freddo sulla salute anche per la difficile situazione determinata dalla crisi energetica: un articolo uscito su un’importante rivista internazionale di medicina alla fine della scorsa estate descriveva uno scenario molto preoccupante. Sebbene fosse riferito alla Gran Bretagna, la realtà italiana è del tutto simile a quella descritta [3].
“Le case fredde – spiegavano gli autori – causano e aggravano le malattie respiratorie e cardiovascolari, le malattie mentali e la demenza. L’insicurezza finanziaria può causare un forte stress alle famiglie, con conseguenti effetti sulla salute mentale e fisica”. E le istituzioni del Regno Unito si sono subito attivate per raccomandare alle autorità locali di prendere provvedimenti per proteggere le persone più a rischio.
Dottore, mi devo preoccupare? Chi è più a rischio?
Facendo riferimento alle indicazioni che in Gran Bretagna ha dato l’istituto che sovraintende alle politiche sanitarie – il NICE che sta per National Institute for Health and Clinical Excellence – le categorie di persone più a rischio che dovrebbero ricevere la maggiore attenzione da parte degli amministratori pubblici sono:
- Chi soffre di patologie cardiache o respiratorie;
- Le persone con disabilità che influiscono sulla capacità di muoversi e di riscaldarsi;
- Chi ha problemi di disagio psichico;
- I componenti di famiglie a basso reddito o che sono provate da debiti che comportano la difficoltà di acquistare combustibile;
- Chi è stato ricoverato in ospedale a causa di una caduta;
- Le persone immigrate di recente o richiedenti asilo [4].
Come spiega la Fondazione britannica per il cuore, il freddo sottrae calore al corpo e il cuore deve lavorare di più per mantenere il calore. I vasi sanguigni si restringono e il cuore fatica di più nel proprio lavoro che deve garantire l’afflusso di sangue al cervello e agli altri organi del nostro corpo [5].
Le persone anziane, che solitamente si muovono di meno, possono essere più vulnerabili?
In generale – spiega il NICE – vivere in una casa fredda aumenta le probabilità di contrarre malattie: il rischio di infarto acuto del miocardio, di ictus, problemi respiratori, influenza, depressione e cadute è più elevato [4]. Questo non solo in condizioni climatiche invernali estreme, ma anche quando la temperatura esterna scende sotto i 6°C.
Le condizioni di salute preesistenti e altri determinanti individuali possono aumentare il rischio in qualsiasi adulto vulnerabile, in particolare per quelli di età superiore ai 65 anni [4]. Vivere in una casa poco riscaldata obbliga a una condizione molto stressante che può avere un impatto forte anche sulla salute psicologica.
Quindi il problema è soprattutto degli anziani?
No, riguarda anche persone di altre età, e ne ha parlato uno degli autori di un documento prima citato, Sir Michael Marmot, uno dei più conosciuti medici epidemiologi del mondo [6]. “Le case fredde e poco riscaldate influiscono sull’aumento di peso dei neonati e aumentano la frequenza e la gravità dei sintomi asmatici nei bambini. Gli adolescenti che vivono in case fredde hanno un rischio cinque volte maggiore di sviluppare problemi di salute mentale rispetto agli adolescenti che hanno sempre vissuto in case calde”.
Inoltre, il freddo eccessivo può avere conseguenze negative sui risultati scolastici, sul benessere emotivo e sulla capacità di recupero dei bambini. Nel corso del tempo questo può metterli in una posizione di svantaggio, peggiorando le loro possibilità di vita e aumentando le disuguaglianze in materia di salute. [6]
Davvero esistono evidenze che provano che abitare una casa fredda è uno stress psicologico?
In abitazioni molto fredde, il rischio di un grave disagio mentale aumenta in modo significativo. Come scrivono due ricercatrici che hanno condotto uno studio proprio dedicato a far luce su questo problema, “per le persone che in precedenza non avevano problemi di salute mentale le probabilità di un grave disagio mentale sono raddoppiate quando la loro casa era fredda, mentre per coloro che già avevano alcuni sintomi di salute mentale (sebbene non gravi) il rischio è triplicato” [7].
In molte nazioni, la combinazione tra i bassi redditi delle famiglie e l’aumento dei costi energetici ha creato una pressione devastante sui bilanci familiari: purtroppo, anche questo ulteriore determinante di malattia e di disagio sta colpendo la popolazione in modo disuguale, dal momento che a subire le maggiori conseguenze di salute sono le persone dal reddito più basso e spesso appartenenti a minoranze etniche [7].
Una domanda che avrei dovuto rivolgerle all’inizio: ma a quale temperatura una casa è “fredda”?
Secondo un importante Centro per l’energia sostenibile [8], se un ambiente ha una temperatura sotto i 13°C può aumentare la pressione sanguigna e il rischio di malattie cardiovascolari. Tra i 14 e i 15°C potrebbe diminuire la resistenza alle malattie respiratorie. Diciotto gradi centigradi è la temperatura notturna consigliata per la camera da letto e 19-21°C è la temperatura diurna consigliata per le stanze della casa vissute durante il giorno.
Quali consigli darebbe, Dottore, per ridurre le conseguenze del freddo sulla salute?
Anche in questo caso ascolterei i consigli della Fondazione inglese per il cuore [9].
- Primo, indossare diversi strati di indumenti in lana, cotone o tessuto felpato: le magliette termiche a maniche lunghe si trovano a prezzi contenuti e possono funzionare bene per trattenere il calore.
- Secondo, bloccare le zone della casa che sono particolarmente piene di spifferi, ad esempio intorno ai telai delle finestre, ai buchi delle serrature e sotto le porte e tenere le tende aperte durante il giorno per far entrare luce e calore.
- Terzo, se l’impianto lo consente, concentrare il riscaldamento nelle stanze della casa più utilizzate.
- Quarto, mantenersi il più possibile attivi per stimolare la circolazione, muovendosi almeno una volta all’ora ed evitando di stare seduti a lungo (quando ci si siede, è meglio poggiare i piedi in alto perché il freddo è più vicino al suolo).
(Fonte: dottoremaeveroche.it/)